L’asma bronchiale è un disordine infiammatorio cronico delle vie aeree in cui sono coinvolte molte cellule di tipo infiammatorio (in particolare i mastociti, gli eosinofili e i linfociti T).
In individui suscettibili, questa infiammazione causa ricorrenti episodi di dispnea, respiro sibilante, oppressione toracica e tosse, specialmente di notte o di primo mattino.
Questi sintomi sono generalmente associati ad una diffusa, ma variabile, limitazione del flusso aereo nei bronchi (broncoostruzione) che è parzialmente reversibile spontaneamente o in seguito a terapia.
L’infiammazione determina anche un aumento della reattività bronchiale verso svariati stimoli. E’ stato dimostrato che, pur se molti soggetti con iperreattività bronchiale non sono asmatici, tale condizione costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia.
Le principali caratteristiche dell’asma possono quindi essere così riassunte:
- l’asma è una patologia di natura infiammatoria, come testimoniano le evidenze anatomopatologiche anche nei casi lievi o iniziali e la risposta al trattamento con farmaci antiinfiammatori.
- l’ostruzione delle vie aeree è spesso, ma non sempre, reversibile, a breve termine, o spontaneamente o con farmaci.
- Anche se ci sono lunghi periodi di remissione, intervallati da riacutizzazione della sintomatologia, l’asma va considerata una patologia cronica dove lo stato infiammatorio persiste anche nei periodi in cui il paziente è asintomatico.
- l’asma si accompagna a iperreattività bronchiale per cui il paziente risponde con broncocostrizione a una svariata serie di stimoli.
Nei Paesi industrializzati la prevalenza dell’asma varia, in genere, tra il 5 e il 10 %.
L’asma risulta essere una delle malattie più frequenti nell’infanzia, mentre tende a ridursi nell’adolescenza e nella giovane età, per poi aumentare oltre i 40 anni.
Nell’adulto, complessivamente, non si registrano apprezzabili differenze di prevalenza nei due sessi; nell’infanzia il sesso maschile è più colpito, con un rapporto di 2:1.
E’ invece evidente, nell’ultimo decennio, una preoccupante tendenza all’aumento della prevalenza stessa, da collegarsi forse a crescita dell’inquinamento urbano e industriale.
I dati epidemiologici sembrano indicare una maggior incidenza (nuovi casi) della
malattia nelle popolazioni urbane e industrializzate.
L’esordio delle manifestazioni cliniche si può realizzare a qualunque
età, anche se, nella maggior parte dei casi l’esordio della malattia
avviene comunque nei primi 20 anni di vita.
Una tendenza familiare a sviluppare la malattia è stata evidenziata in
una percentuale variabile tra il 30 e il 50% dei soggetti asmatici; in particolare
i fattori genetici rivestono un ruolo importante nelle forme di asma allergico
o atopico.
La mortalità per asma, un tempo ritenuta trascurabile, viene stimata
globalmente intorno a 3 per centomila; diverse segnalazioni riferiscono, a partire
dalla seconda metà degli anni settanta, un progressivo aumento dei tassi
di mortalità nei paesi industrializzati nonostante il miglioramento dei
presidi terapeutici disponibili.
Le spiegazioni di questo andamento sono attribuibili ad un reale aumento della
prevalenza della malattia, con un incremento non indifferente dei fattori scatenanti
presenti nel mondo industrializzato, e ad errori nella condotta terapeutica
(eccessivo uso di beta2-adrenergici e mancato uso di corticosteroidi).
E’ conveniente distinguere l’asma bronchiale, a seconda se riconosca o no un’origine
allergica, in asma allergico o estrinseco, scatenato da agenti esterni, e asma
non allergico o intrinseco.
Questa classificazione però non dà una chiara definizione dei
molteplici fattori causali e scatenanti e non riflette l’essenziale unitarietà
del meccanismo patogenetico.
Per inquadrare più correttamente l’eziologia dell’asma occorre evidenziare,
in ciascun caso, il ruolo dei fattori predisponenti la malattia (iperreattività
bronchiale e atopia), quello dei fattori causali o flogogeni e, infine, quello
dei fattori scatenanti, responsabili dell’insorgenza ricorrente delle manifestazioni
cliniche nei soggetti asmatici.
L’ipotesi correntemente più accreditata è che su questi fattori
predisponenti si inseriscano fattori flogogeni in grado di evocare l’insorgenza
della malattia.
I fattori principali sembrano essere gli allergeni presenti nell’ambiente cui
un soggetto è esposto. Fra gli allergeni possiamo distinguere gli aeroallergeni,
che penetrano nell’organismo attraverso le vie respiratorie e che comprendono
i pollini di numerose erbe (graminacee, urticacee, composite), i peli e le forfore
di animali (cane, gatto, cavallo, criceto, coniglio), gli acari, parassiti che
si trovano nella polvere di casa e nelle derrate alimentari (Dermatophagoides
pteronyssinus e farinae, Acarus siro, Tyrophagus), le polveri provenienti da
materiale organico (legni esotici, caffè, farine), micofiti presenti
negli ambienti confinati (Alternaria, Cladosporium, Candida, Penicillum, Aspergillus),
le vernici utilizzate in numerose attività lavorative (carrozzeria, falegnameria,
industrie varie).
Oltre gli aeroallergeni, che certamente costituiscono gli agenti eziologici
più frequenti e più comuni, anche gli allergeni alimentari possono
indurre manifestazioni asmatiche; tra questi ricordiamo, soprattutto nella prima
infanzia, latte e suoi derivati; uovo, pesce, pomodoro, frutta secca (mandorle,
nocciole, arachidi), mele, pesche.
Nell’infanzia, più frequentemente responsabili, sono alcuni derivati
del Dermatophagoides pteronyssinus e di altri acari presenti nella polvere domestica:
in questo caso il rischio di esposizione è presente tutto l’anno, pur
accentuandosi in inverno, quando le case sono meno ventilate e la polvere domestica
si deposita più a lungo e in maggiore quantità.
Nelle altre categorie di età, oltre agli acari, un ruolo rilevante è
svolto dai pollini: in Italia e nei paesi mediterranei in genere, i più
importanti a questo riguardo sono quelli delle graminacee, delle composite,
dell’olivo e, soprattutto, delle varie specie di parietaria, un’erbacea ubiquitaria,
appartenente alla famiglia delle Urticacee.
Con l’eccezione di quest’ultima, queste piante hanno una fioritura stagionale
(in genere primaverile, talora protratta per tutta l’estate) e pertanto i fenomeni
clinici a esse connessi sono stagionali; per contro, la parietaria fiorisce
quasi tutto l’anno, particolarmente nelle regioni a clima più mite, cosicchè
le manifestazioni cliniche correlate hanno carattere perenne.
Altri fattori flogogeni che determinano iperreattività bronchiale nei
soggetti suscettibili sono le infezioni delle vie respiratorie, in particolare
quelle virali, che, specie nei bambini, sono in grado di evocare episodi di
broncospasmo o una vera e propria sindrome asmatica, l’elevata concentrazione
di gas inquinanti ambientali e irritanti, come l’ossido di azoto e l’ozono e
il fumo di sigaretta.
In soggetti atopici, anche l’esposizione ad allergeni causa un aumento della
reattività bronchiale, realizzando così una interazione diretta
fra i due meccanismi.
Diversamente da quella dei fattori causali, la natura dei fattori che di volta
in volta scatenano la crisi è più spesso ben evidente.
Essi possono essere così elencati:
- esercizio fisico e iperventilazione
- aria fredda e secca
- risata
- stress psichico
Questi stimoli, provocando iperventilazione, portano a un cambiamento dell’osmolarità
delle secrezioni bronchiali che si asciugano. Quindi il liquido periciliare
diventa iperosmolare e ciò provoca la scarica dei recettori irritativi.
Tutti questi stimoli scatenanti nelle persone normali non portano a crisi asmatiche
e funzionano solo se c’è sotto un’infiammazione di base. Anche gli allergeni,
i fattori irritativi ambientali e le infezioni delle vie aeree possono agire
direttamente come fattori scatenanti.
In questa sede parleremo soprattutto dell’asma da pelo di gatto e altri animali domestici.
Quasi tutti gli animali domestici ricoperti da pelliccia o piume possono provocare
l’asma e con particolare frequenza i gatti. Gli allergeni possono provenire
dalle scaglie cutanee, dalla saliva essiccata, dall’urina e da altri prodotti
biologici, oppure, in forma di particelle, dalla pelliccia e dalle piume. L’ipersensibilità
può essere limitata ad una sola specie di animali oppure essere più
diffusa. Chiunque presenti la tendenza ad avere una reazione allergica verso
una specie animale, probabilmente avrà dei problemi anche nei confronti
di altre specie con le quali viene a stretto contatto e verso le quali può
perciò sensibilizzarsi.
Ciò significa che gli asmatici dovrebbero evitare il contatto con gli
animali domestici e che anche gli individui con una storia personale o familiare
di atopia dovrebbero starsene lontani.
Purtroppo questo non sempre è possibile. Vi è molta gente sola
che ha come unica compagnia il proprio cane o gatto.
In questi casi quali rimedi si possono adottare?
Logicamente il metodo definitivo per il controllo dell’asma o della rinite perenne
correlate all’allergia ai gatti o cani consiste nell’allontanamento degli animali
dalla casa del padrone (lasciandoli, quando possibile, solo in giardino), accompagnato
da una pulizia scrupolosa delle parti in stoffa dell’arredamento.
La pratica regolare del bagno settimanale può ridurre il potenziale
allergico del gatto, allontanando la saliva secca dal pelo e riducendo in questo
modo il livello aereo dell’allergene principale, la proteina salivare.
L’esposizione globale all’allergene può essere notevolmente ridotta se
il bagno dell’animale è associato ad una riduzione delle parti in stoffa
dell’arredamento e all’eliminazione dei tappeti; adottando queste misure, i
pazienti sensibili ai gatti, anche se ciò non è consigliabile,
possono continuare a vivere in casa col loro gatto (continuando logicamente
ad eseguire la loro terapia per l’asma).
L’allergia ai cani e agli altri animali domestici è una causa meno frequente
di asma, ma teoricamente i pazienti dovrebbero evitare il contatto con tutti
gli animali ai quali sono allergici.
In certi casi può essere utile, oltre alla terapia tradizionale con antiinfiammatori
e broncodilatatori, effettuare un vaccino desensibilizzante , anche se non sempre
si sono avuti buoni risultati.
E’ importante che il paziente asmatico allergico al gatto, che comunque decida
di tenere l’animale in casa, effettui tutte quelle misure igienica sopra citate
e segua la sua regolare terapia facendo controlli periodici della sua funzionalità
respiratoria.