Ricercatori universitari, giornalisti scientifici ed esperti di legge si sono confrontati su temi scottanti e attualissimi, fonti di accesi dibattiti, specialmente in seguito all’ultima Legge Regionale dell’Emilia Romagna – in cui si vieta l’uso di cani e gatti nei laboratori sperimentali – e alla modifica della finanziaria, con cui si dà un taglio netto ai fondi destinati alla ricerca.
Adriana Maggi, direttore del Centro di Biotecnologie Farmacologiche di Milano, ha presentato una nuova figura di ricercatore: una persona che studia metodologie di ricerca alternative, in grado di fornire risultati sicuri impiegando il minor numero di animali.
In qualità di ricercatrice nel campo della farmacologia, Maggi reputa ancora indispensabile la sperimentazione animale, nonostante in molti settori si cerchino di utilizzare metodi alternativi, quali le colture cellulari o le simulazioni computerizzate. << Nella farmacologia – ha precisato Adrana Maggi – si ricerca l’”efficacia sicura”, perciò il farmaco deve essere sottoposto per legge ad accurati controlli prima di essere immesso sul mercato: non possiamo risparmiare cinquanta topolini e uccidere cinquanta uomini >>.
Questo è stato il punto di partenza per il dibattito tra problema etico e problema giuridico, condotto da Mario Zanchetti, preside della Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Carlo Cattaneo di Castellanza.
Zanchetti, codice penale alla mano, ha spiegato come lo sperimentatore debba stare molto attento a non causare danni all’uomo, in quanto potrebbe incorrere nei provvedimenti penali previsti nel caso di reati ai danni delle persone.
Il reato di maltrattamento di animali, seppur contemplato nel codice penale, prevede invece solo una sanzione pecuniaria poichè, come ha spiegato il giurista, << l’animale è considerato dal sistema legislativo un bene giuridico di secondo livello, oggetto di protezione solo perché è interesse umano vivere con gli animali >>. In seguito all’aumento di importanza dato al problema etico, Zanchetti ha ipotizzato un imminente cambiamento della normativa sui reati contro gli animali, per cui sarà contemplata la reclusione.
Secondo il giurista, questo potrebbe però << creare una situazione di conflitto nello sperimentatore stesso >>, situazione che non gioverà certo ai suoi studi.
Nel corso dell’incontro e nel successivo dibattito, Armanda Jori, Segretario dell’E.B.R.A e Responsabile Ufficio Studi Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, ha più volte ricordato le importanti conquiste verso una soluzione al dibattito fra etica e sperimentazione.
In particolare, il primo passo è stato fatto istituendo Comitati etici: queste nuove figure hanno il compito di monitorare l’uso degli animali all’interno di laboratori e aziende, affinché la sperimentazione venga svolta secondo le vigenti normative dettate dalla Comunità Europea, basate sul fatto che gli animali sono esseri viventi e pertanto hanno dei diritti.
Il secondo passo importante, per ora rimasto solo un progetto di legge, è la corretta formazione di chi opera nell’ambito della sperimentazione animale a tutti i livelli, dal direttore del laboratorio all’addetto allo stabulario.
Tutti i relatori si sono, infatti, trovati concordi nell’affermare che solo conoscendo bene le esigenze degli animali con cui si lavora è possibile evitare loro condizioni di stress, negative anche ai fini dei risultati sperimentali.